COMUNICAZIONE EFFICACE E ASCOLTO EMPATICO

COMUNICAZIONE EFFICACE E ASCOLTO EMPATICO

Oct 28, 2023

Jessica Quadalti

Comunicazione Efficace e Ascolto Empatico: 

 

Thomas Gordon, uno psicologo americano collega di Carl Rogers– padre della Psicologia Umanistica – ha messo a punto negli anni ’70 un’insieme di metodologie comunicative per lo sviluppo di competenze razionali e la risoluzione di conflitti, soprattutto nella relazione educativa genitoriale 

 

Gordon ha messo a punto diverse tecniche per l’educazione socio-affettiva che possono essere utilizzate in modo integrato.

L’ascolto attivo è parte di questo programma per una comunicazione empatica e accogliente che favorisca lo sviluppo di autostima e fiducia verso di sé e verso gli altri.

 

Comunicazione efficace

L’ascolto attivo è una modalità di interazione particolarmente preziosa per gestire la relazione educativa quando è presente un disagio nel bambino (è distratto, si isola, piange); non si tratta di fornire consigli, suggerimenti o soluzioni precostituite, né di sminuire o “sdrammatizzare” quanto egli sta vivendo o tentare di persuaderlo con ragionamenti logici (che spesso i bambini non comprendono), ma di accoglierlo e accettarlo in maniera non giudicante ascoltandolo e valorizzando il suo racconto per ciò che è realmente per lui più importante al fine di sollecitare l’attivazione delle sue personali risorse.

 

L’ascolto attivo prevede nello specifico che l’adulto accolga in modo incondizionato la comunicazione del bambino senza giudicarlo né interromperlo (ascolto passivo); invii sguardi e interlocuzioni che veicolano attenzione e interesse verso di lui (messaggi di accoglimento); lo incoraggi a parlare e ad approfondire (inviti calorosi); riproponga quanto comunicato senza alcun giudizio ma sottolineandone l’importanza, al fine di invitarlo alla riflessione (ascolto attivo).

 

L’ascolto è fondamentale per divenire individui capaci di apprendere informazioni ed emettere messaggi appropriati alle situazioni. Non vi devono essere accavallamenti di voce o espressioni di dissenso, l’ascolto è finalizzato alla comprensione, in tal modo il bambino si sentirà accolto e libero di esprimersi. Ovviamente, alla fine si rende necessario un feedback da parte dell’adulto su ciò che ha compreso durante l’ascolto. Il silenzio viene inteso come spazio importante per sostenere l’altro e non come semplice pausa del linguaggio 

 

L’ascolto attivo permette la crescita e il buon sviluppo dell’autostima, favorendo anche una maggiore autonomia; è uno strumento che favorisce l’instaurarsi di un colloquio di comprensione e di chiarezza, implementando un agire efficace. Spinge, così, l’interlocutore a parlare e a esprimere le proprie idee, i propri bisogni e necessità senza difficoltà, gettando le basi per la costruzione di un rapporto solido e duraturo.Si può quindi affermare che l’ascolto attivo non si ferma alla ricezione e alla decodifica del messaggio, ma consta di un altro passaggio fondamentale: quello che vede l’incoraggiamento e il supporto dell’adulto.

 

Affinché si verifichi un buon ascolto attivo è necessario tener presente alcune componenti che rientrano nella comunicazione non verbale come:

  • postura, può riferire informazioni importanti riguardo l’interlocutore, ad esempio chiusura, timidezza, paura…È importante che le persone che parlano non si trovino troppo vicine l’una all’altra per non creare disagio
  • contatto oculare, guardarsi durante una conversazione è una cosa piuttosto frequente, bisogna però evitare di creare disagio o imbarazzo fissando costantemente l’interlocutore. È importante osservare comportamenti e atteggiamenti ma senza invadenza, soprattutto con i bambini,
  • mimica ed espressioni facciali, il volto degli individui trasmette, a prescindere dalla loro volontà, pensieri, sentimenti ed emozioni consciamente nascoste. Tenere in conto dell’espressione e degli atteggiamenti dell’alunno che parla porta l’insegnante ad una comprensione globale e puntuale.

 

Un’ulteriore strategia per mettere in campo l’ascolto attivo prevede l’utilizzo, da parte del genitore , del “messaggio-io”: in questo caso, la comunicazione adulto/bambino è basata sull’assenza della valutazione o del giudizio, ma sull’espressione del proprio sentire. Al centro non c’è un “tu” sbagliato, ( tu combini sempre guai) ,  ma al centro c’è il sentire del genitore come conseguenza del comportamento del bambino. ( Quando mi dici queste parole ..io perdo la calma e mi arrabbio). 

Quindi, il fulcro dell’attenzione non è più il bambino, con il suo comportamento problematico, ma il genitore/adulto con il suo mondo interiore. Utilizzando questo metodo, l’adulto non ammonisce, al contrario si mette in gioco in prima persona, insegnando un nuovo modo di relazionarsi con l’altro.

Insegna infatti al bambino che ogni comportamento ha una conseguenza sul mondo emotivo della persona con cui stiamo interagendo.

Thomas Gordon, sostenitore della comunicazione efficace e dell’importanza dell’ascolto attivo, ritiene vi siano delle barriere alla comunicazione, e ne individua dodici:

1. dare ordini, comandare o dirigere,

2. minacciare, mettere in guardia,

3. moralizzare, fare prediche,

4. dare consigli ,

5. persuadere con la logica,

6. biasimare e giudicare,

7. manifestare compiacimento,

8. ridicolizzare o usare frasi fatte,

9. analizzare, diagnosticare o interpretare,

10. consolare o rassicurare,

11. investigare o indagare,

12. minimizzare o ironizzare.

 

Vi è un’altra tecnica che favorisce lo sviluppo della comunicazione efficace e dell’ascolto attivo, ed è “il gioco senza perdenti”, secondo il quale i conflitti vengono risolti senza che vi siano perdenti. Vengono per tanto rispettati i diritti di tutti, senza la presenza di alcuna forma di sopraffazione. Si va ad identificare un obiettivo comune, tenendo in considerazione le risorse disponibili ; tutti partecipano alla risoluzione del conflitto, nessuno escluso, e il conflitto bambino/ genitore si risolve trovando una soluzione utile per entrambi.

 

Ultimo passo per implementare l’ascolto attivo è l’utilizzo del problem solving, indicato per risolvere controversie tra due o più persone.

Anche in questo caso vi sono delle fasi da tener presente e da seguire:

1. esposizione del problema,

2. proposta di soluzioni,

3. valutazione degli aspetti positivi e negativi delle proposte,

4. scelta della proposta più adeguata,

5. attuazione,

6. verifica dei risultati raggiunti.

In questo caso, il bambino impara in prima persona a gestire e risolvere i conflitti in maniera serena, senza che vi siano diatribe lunghe che non portano a niente, così ci si aiuta nella risoluzione del conflitto.

Concludendo, parlare di comunicazione efficace e di ascolto attivo, in un certo senso, significa parlare di relazioni tra le persone e gli individui che si scambiano, senza sopraffazioni, le proprie idee e i propri pensieri, senza paura del giudizio o delle ammonizioni. Ancor di più, si rende efficace comunicare in maniera sana con i bambini, rappresentanti delle generazioni future. 

 

I piccoli imparando a comunicare, imparano a vivere e a condividere nella società che li circonda.

Gli adulti che svolgono un ruolo importante e delicato, possono, con l’utilizzo dell’ascolto attivo, imparare a non essere soffocati dai conflitti che talvolta possono emergere, ma a gestirli, divenendo loro stessi protagonisti indiscussi dell’intervento, consapevoli di trasmettere importanti informazioni di natura comunicativa-affettiva ed emozionale.

Lucia Cortecci

Psicologa clinica, Psicoterapeuta e Istruttrice Mindfulness 
Centro Psicologia e Mindfulness 
Via Tripoli n 30 Grosseto 
3281477244